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L'amore delle tre melagrane

3 novembre 2010

Un figlio di Re mangiava a tavola. Tagliando la ricotta, si ferì un dito e una goccia di sangue andò sulla ricotta. Disse a sua madre: – Mammà, vorrei una donna bianca come il latte e rossa come il sangue.
– Eh, figlio mio, chi è bianca non è rossa, e chi è rossa non è bianca. Ma cerca pure se la trovi. II figlio si mise in cammino. Cammina cammina, incontrò una donna: – Giovanotto, dove vai?
– E sì, lo dirò proprio a te che sei donna! Cammina cammina, incontrò un vecchierello. – Giovanotto, dove vai? – A te sì€ che lo dirò, zi' vecchio, che ne saprai certo più di me. Cerco una donna bianca come il latte e rossa come il sangue.
E il vecchierello: – Figlio mio, chi è bianca non è rossa e chi è rossa non è bianca. Però, tieni queste tre melagrane. Aprile e vedi cosa ne vien fuori. Ma fallo solo vicino alla fontana.
Il giovane aperse una melagrana e saltò fuori una bellissima ragazza bianca come il latte e rossa come il sangue, che subito gridò:

Giovanottino dalle labbra d'oro
Dammi da bere, se no io mi moro.

II figlio del Re prese l'acqua nel cavo della mano e gliela porse, ma non fece in tempo. La bella morì.
Aperse un'altra melagrana e saltò fuori un'altra bella ragazza dicendo:

Giovanottino dalle labbra d'oro
Dammi da bere, se no io mi moro.

Le portò l'acqua ma era già morta. Aperse la terza melagrana e saltò fuori una ragazza più bella ancora delle altre due. Il giovane le gettò l'acqua in viso, e lei visse.
Era ignuda come l'aveva fatta sua madre e il giovane le mise addosso il suo cappotto e le disse: – Arrampicati su questo albero, che io vado a prendere delle vesti per coprirti e la carrozza per portarti a Palazzo.
La ragazza restò sull'albero, vicino alla fontana. A quella fontana, ogni giorno, andava a prender l'acqua la Brutta Saracina. Prendendo l'acqua con la conca, vide riflesso nell'acqua il viso della ragazza sull'albero.

E dovrò io, che sono tanto bella,
Andar per acqua con la concherella?

E senza starci a pensar su, gettò la conca per terra e la mandò in cocci. Tornò a casa, e la padrona: – Brutta Saracina! Come ti permetti di tornare a casa senz'acqua e senza brocca! – Lei prese un'altra brocca e tornò alla fontana. Alla fontana rivide quell'immagine nell'acqua. « Ah! sono proprio bella! », si disse.

E dovrò io, che sono tanto bella,
Andar per acqua con la concherella?

E ributtò per terra la brocca. La padrona tornò a sgridarla, lei tornò alla fontana, ruppe ancora un'altra brocca, e la ragazza sull'albero che fin allora era stata a guardare, non poté più trattenere una risata.
La Brutta Saracina alzò gli occhi e la vide. – Ah, voi siete? E m'avete fatto rompere tre brocche? Però siete bella davvero! Aspettate, che vi voglio pettinare.
La ragazza non voleva scendere dall'albero, ma la Brutta Saracina insistette: – Lasciatevi pettinare che sarete ancor più bella.
La fece scendere, le sciolse i capelli, vide che aveva in capo uno spillone. Prese lo spillone e glielo ficcò in un'orecchia. Alla ragazza cadde una goccia di sangue, e poi morì. Ma la goccia di sangue, appena toccata terra, si trasformò in una palombella, e la palombella volò via. La Brutta Saracina s'andò ad appollaiare sull'albero. Tornò il figlio del Re con la carrozza, e come la vide, disse: – Eri bianca come il latte e rossa come il sangue; come mai sei diventata così nera?
E la Brutta Saracina rispose:

E' venuto fuori il sole,
M'ha cambiata di colore.

E il figlio del Re: – Ma come mai hai cambiato voce?
E lei:

E' venuto fuori il vento,
M'ha cambiato parlamento.

E il figlio del Re: – Ma eri così bella e ora sei così brutta! E lei:

E' venuta anche la brezza.
M'ha cambiato la bellezza.

Basta, lui la prese in carrozza e la portò a casa. Da quando la Brutta Saracina s'installò a Palazzo, come sposa del figlio del Re, la palombella tutte le mattine si posava sulla finestra della cucina e chiedeva al cuoco:

O cuoco, cuoco della mala cucina,
Che fa il Re con la Brutta Saracina?

– Mangia, beve e dorme, – diceva il cuoco. E la palombella:

Zuppettella a me,
Penne d'oro a te.

Il cuoco le diede un piatto di zuppetta e la palombella si diede una scrollatina e le cadevano penne d'oro. Poi volava via. La mattina dopo tornava:

O cuoco, cuoco della mala cucina,
Che fa il Re con la Brutta Saracina?

– Mangia, beve e dorme, – rispondeva il cuoco.

Zuppettella a me,
Penne d'oro a te.

Lei si mangiava la zuppettella e il cuoco si prendeva le penne d'oro.
Dopo un po' di tempo, il cuoco pensò di andare dal figlio del Re a dirgli tutto. Il figlio del Re stette a sentire e disse: – Domani che tornerà la palombella, acchiappala e portamela, che la voglio tenere con me.
La Brutta Saracina, che di nascosto aveva sentito tutto, pensò che quella palombella non prometteva nulla di buono; e quando l'indomani tornò a posarsi sulla finestra della cucina, la Brutta Saracina fece più svelta del cuoco, la trafisse con uno spiedo e l'ammazzò.
La palombella morì. Ma una goccia di sangue cadde nel giardino, e in quel punto nacque subito un albero di melograno. Quest'albero aveva la virtù che chi stava per morire, mangiava una delle sue melagrane e guariva. E c'era sempre una gran fila di gente che andava a chiedere alla Brutta Saracina la carità di una melagrana.
Alla fine sull'albero ci rimase una sola melagrana, la più grossa di tutte, e la Brutta Saracina disse: – Questa me la voglio tenere per me.
Venne una vecchia e le chiese: – Mi date quella melagrana? Ho mio marito che sta per morire.
– Me ne resta solo una, e la voglio tenere per bellezza, – disse la Brutta Saracina, ma intervenne il figlio del Re a dire:
– Poverina, suo marito muore, gliela dovete dare. E così la vecchia tornò a casa con la melagrana. Tornò a casa e trovò che suo marito era già morto. «Vuol dire che la melagrana la terrò per bellezza», si disse. Tutte le mattine, la vecchia andava alla Messa. E mentr'era alla Messa, dalla melagrana usciva la ragazza. Accendeva il fuoco, scopava la casa, faceva da cucina e preparava la tavola; e poi tornava dentro la melagrana. E la vecchia rincasando trovava tutto preparato e non capiva.
Una mattina andò a confessarsi e raccontò tutto al confessore. Lui le disse: – Sapete cosa dovete fare? Domani fate finta d'andare alla Messa e invece nascondetevi in casa. Così vedrete chi è che vi fa da cucina.
La vecchia, la mattina dopo, fece finta di chiudere la casa e invece si nascose dietro la porta. La ragazza uscì dalla melagrana, e cominciò a far le pulizie e da cucina. La vecchia rincasò e la ragazza non fece a tempo a rientrare nella melagrana.
– Da dove vieni? – le chiese la vecchia. E lei: – Sii benedetta, nonnina, non m'ammazzare, non m'ammazzare.
– Non t'ammazzo, ma voglio sapere da dove vieni.
– Io sto dentro alla melagrana... – e le raccontò la sua storia. La vecchia la vestì da contadina come era vestita anche lei (perché la ragazza era sempre nuda come mamma l'aveva fatta) e la domenica la portò con sé a Messa. Anche il figlio del Re era a Messa e la vide. «O Gesù! Quella mi pare la giovane che trovai alla fontana!», e il figlio del Re appostò la vecchia per strada.
– Dimmi da dove è venuta quella giovane!
– Non m'uccidere! – piagnucolò la vecchia.
– Non aver paura. Voglio solo sapere da dove viene.
– Viene dalla melagrana che voi mi deste.
– Anche lei in una melagrana! – esclamò il figlio del Re, e chiese alla giovane: – Come mai eravate dentro una melagrana? – e lei gli raccontò tutto.
Lui tornò a Palazzo insieme alla ragazza, e le fece raccontare di nuovo tutto davanti alla Brutta Saracina. – Hai sentito? – disse il figlio del Re alla Brutta Saracina, quando la ragazza ebbe finito il suo racconto. – Non voglio essere io a condannarti a morte. Condannati da te stessa. E la Brutta Saracina. visto che non c'era più scampo, disse:
– Fammi fare una camicia di pece e bruciami in mezzo alla piazza.
Così fu fatto. E il figlio del Re sposò la giovane.


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